La rivoluzione dell’AI è in pieno svolgimento e sta già cambiando il mondo. Le aziende stanno investendo in soluzioni e prodotti basati sull’intelligenza artificiale, e assisteremo a sempre più segni, esempi e applicazioni pratiche nei prossimi anni.
Le incognite, ovviamente, restano tutte. L’AI può migliorare molte industrie, addirittura creare posti di lavoro (incredibile, vero?) ma anche causare autentici disastri e avere un impatto negativo sulla vita, l’arte, i sistemi giudiziari. Perfino il nostro cervello. Per questo serve conoscere i suoi potenziali pericoli e prendere misure per affrontarli. Ecco qualche segnale che le cose potrebbero andare fuori controllo.
Google assumerebbe ChatGPT come programmatore
Come immaginerete, anche Google ha testato ChatGPT, da più parti indicato come un serio competitor per le sue tecnologie AI.
A Palo Alto hanno cercato di capire quanto l’intelligenza artificiale di OpenAI fosse brava nella programmazione. Ebbene, NBC fa sapere che il chatbot ha superato l’esame con successo, ottenendo una valutazione L3. Se fosse stata una persona, sarebbe stata assunta con uno stipendio medio annuo di oltre 180.000 dollari. Due segni qui: da un lato esalta ed impressiona, dall’altro ci fa capire che buona parte dei programmatori umani potrebbe avere seri problemi.
Quasi “avvocato”, e “assistente giudiziario”
Dopo la recente (poi evitata di un soffio) discesa in campo di un “avvocato difensore” AI, un altro caso ha aperto una finestra sul futuro dell’intelligenza artificiale in ambito legale.
Il giudice colombiano Juan Manuel Padilla Garcia ha deciso di usare ChatGPT come supporto per emettere una decisione sull’assicurazione medica di un bambino autistico, con l’obiettivo di risparmiare tempo durante il procedimento.
Molto bene, ma valle la pena di sottolineare che l’uso dell’AI in questioni legali può avere conseguenze negative e potenzialmente pericolose? Che la giustizia deve essere basata su una valutazione equa e obiettiva delle prove e delle circostanze individuali di ogni caso, e non solo sull’ottimizzazione del tempo?
Ho finito, Vostro Onore.
L’AI mette voce su tutto
Tra i settori che mostrano un’esplosione di programmi e servizi di intelligenza artificiale c’è quello della produzione cinematografica. Tecniche di “ringiovanimento” degli attori? Check e Check. Doppiaggio automatico in più lingue? Check. Perfino la scrittura di sceneggiature: l’ultimo arrivato si chiama Dramatron, e viene definito uno strumento di “co-scrittura”.
Un’idea straordinariamente interessante, e due segni parimenti preoccupanti, sia per l’aspetto lavorativo che per quello creativo. Ciò che rende un film interessante e coinvolgente sono proprio gli elementi umani, come l’emozione, l’empatia e l’esperienza personale. Evidentemente, presto basterà “mimarli” tecnologicamente.
Un po’ come tutti gli ambiti in cui l’AI entrerà e sconquasserà tutto il contesto.