La notizia sta facendo il giro del mondo: la Camera dei Rappresentanti USA ha votato per bandire TikTok, a meno che la società madre ByteDance non venda l’app. Una mossa che avrebbe un impatto enorme sui creatori di contenuti e gli utenti americani. Ma cosa significa per chi non vive negli Stati Uniti, o perfino per chi nemmeno usa TikTok? Ci sono potenziali ricadute per tutti. Ecco qualche possibile scenario.
Quando il gatto non c’è, i topi ballano
Se il ban di TikTok dovesse passare anche al Senato, le altre piattaforme social potrebbero trarre vantaggio dal vuoto lasciato dall’app. È già successo in India, dove dopo il ban del 2020 gli utenti si sono riversati su Instagram Reels e YouTube Shorts. Meta (proprietaria di Instagram) e Google (proprietaria di YouTube) hanno colto la palla al balzo, testando e lanciando queste nuove funzionalità proprio in India per poi esportarle nel resto del mondo. E ora si fregano già le mani.
Attenzione, però: quando poche aziende guadagnano troppa influenza e quote di mercato, raramente le cose finiscono bene per gli utenti. Con meno concorrenza, i giganti tech potrebbero essere tentati di apportare cambiamenti sgraditi alle loro piattaforme, sapendo che gli utenti hanno poche alternative. E se decidessero di limitare i contenuti politici o le discussioni su temi sociali “scomodi”, come ha già fatto Meta? Per molti attivisti e divulgatori sarebbe un duro colpo, al di là del vulnus per la democrazia.

TikTok, questione di principio (di precauzione)
C’è poi il nodo della sicurezza dei dati. Il ban di TikTok migliorerebbe davvero la privacy degli utenti? L’esempio dell’India suggerisce di no: nonostante il divieto, sembra che ByteDance possa ancora accedere a dati sensibili degli utenti indiani. E le preoccupazioni sulla privacy riguardanti Meta, X (Twitter) o YouTube non sembrano suscitare la stessa indignazione bipartisan del Congresso USA. In altri termini, se pensate che sia questione di dati o di social, temo vi sbagliate. Il ban di TikTok appare più una mossa politica che una reale tutela della sicurezza. E rischia di creare un pericoloso precedente: se oggi tocca a TikTok, domani potrebbe toccare a qualsiasi altra app straniera che non va a genio al governo USA.
Elefanti che lottano, formiche che muoiono
Ma le conseguenze potrebbero andare oltre il mondo digitale. Gli analisti temono che il ban di TikTok possa inasprire le già tese relazioni tra USA e Cina, innescando ritorsioni commerciali a catena. Se i due giganti dovessero iniziare a darsele di santa ragione, a rimetterci sarebbe l’economia globale: secondo il Fondo Monetario Internazionale, le tensioni tra USA e Cina potrebbero portare a una perdita del 2% del PIL mondiale nel lungo periodo. E indovinate chi ne farebbe le spese? Esatto: i paesi in via di sviluppo.
E i poveri utenti di TikTok? Probabilmente troveranno il modo di aggirare il ban, come è successo in Afghanistan e Nepal, magari usando VPN gratuite. Ma questo potrebbe esporli a malware e altri rischi informatici. Insomma, il ban potrebbe paradossalmente peggiorare la sicurezza ovunque, online e offline.
Aggirare il ban di Tiktok? L’unione fa la forza (degli utenti)
Di fronte a questo scenario da far tremare i polsi, cosa possiamo fare noi comuni mortali? Forse è il momento di ripensare il nostro rapporto con i social media. Invece di dipendere da una singola piattaforma, potremmo diversificare le nostre attività online e sostenere alternative più etiche e trasparenti. Piccola chiosa retorica: potremmo persino riscoprire il piacere di interagire con le persone in carne e ossa, senza filtri né algoritmi. Perché alla fine, anche se il mondo digitale va in pezzi, la vita vera continua. E sta a noi scegliere come viverla.