L’idea di respirare sott’acqua non è solo un sogno da bambini. Per Jodie Rummer era una vera passione fin da piccola. Ricorda ancora il primo momento in cui ha messo il naso sotto l’acqua con gli occhialini da snorkeling, in Florida. Non pensava di diventare una scienziata. Pensava solo di voler essere come quei pesci che sembravano vivere in un altro mondo.
Ora, dopo anni di ricerca, sa esattamente come funziona il loro respiro. Ma dietro questa storia c’è molto di più: una lotta contro pregiudizi, un amore sconfinato per la scienza e un messaggio forte per tutti noi.
I pesci non affogano grazie a un meccanismo di trasporto ossigeno altamente efficiente. Jodie Rummer ha svelato come funziona, con implicazioni cruciali per la biodiversità marina in crisi. Questa scienziata, con la sua tenacia, ha trasformato un semplice stupore infantile in scoperte che potrebbero salvare oceani interi.
L’infanzia e il sogno di respirare sott’acqua
Cresciuta tra i campi di granturco dell’Illinois, Jodie Rummer non aveva accesso facile al mare. Ma un regalo inatteso (un’attrezzatura completa da snorkeling) e un viaggio in Florida a 8 anni cambiarono tutto. Immaginate una bambina che tiene il fiato per minuti, sognando di avere le branchie. Non è roba da poco.
Oggi, come professoressa alla James Cook University, studia proprio come i pesci gestiscano l’ossigeno. E sì, c’è ironia nel fatto che da quelle corse in piscina sia nata una carriera che affronta crisi globali come il riscaldamento degli oceani. Mi fa pensare: quante volte sottovalutiamo le passioni infantili? Eppure, per Rummer, è stato l’inizio di una vita dedicata a respirare sott’acqua. In senso metaforico e letterale.
Quel primo tuffo in Florida non era solo divertimento. Era il seme di una curiosità che l’ha portata a sfidare insegnanti scettici e a eccellere in matematica, una base solida per la fisiologia. Senza quel supporto, chissà dove sarebbe finita. È un reminder che dietro ogni scienziato c’è una storia umana, piena di alti e bassi.
Come funziona respirare sott’acqua nei pesci
Ora, andiamo al nocciolo: come diavolo fanno i pesci a respirare sott’acqua? Non è magia, ma un sistema di trasporto dell’ossigeno che fa invidia. Prendete la vescica natatoria, quel sacco pieno d’aria che regola la galleggiabilità. Quando un pesce viene tirato su dalle profondità in cui vivono, quella vescica si espande e causa danni seri (occhi che spuntano fuori, ad esempio, per non dire dello stomaco).
Rummer ha studiato questo fenomeno in dettaglio durante il suo master, influenzando persino le politiche di pesca negli USA. Il suo lavoro, pubblicato su riviste come Conservation Physiology, mostra come il sangue dei pesci sia più efficiente del nostro nel gestire l’ossigeno.
Pensateci: in un mondo dove gli oceani perdono ossigeno a causa del clima, capire questo potrebbe salvare specie intere. E io, da non esperto, mi chiedo: se i pesci possono adattarsi, perché noi no?
Nel suo dottorato all’University of British Columbia, ha approfondito come l’ossigeno si muove nei tessuti, usando trote e salmoni. È roba complessa, ma Rummer la rende accessibile. Come descritto nella sua pagina accademica, il suo focus ora è su squali e razze nella Grande Barriera Corallina, dove lo stress ambientale minaccia tutto. E qui entra in gioco un articolo che ho scritto prima: come vi spiegavo in questo pezzo sugli squali e i loro sistemi di navigazione, c’è un legame con come gestiscono l’energia e l’ossigeno in ambienti ostili.

La lotta per l’equità e le implicazioni future
Rummer non è solo una scienziata; è un simbolo. Ha affrontato insegnanti che la ostacolavano, e ora incoraggia altri a seguire la scintilla. “Se qualcuno mi dice che non ce la farò, io rispondo: ‘Guardami'”, dice. E ha ragione. Nel campo STEM, le donne spesso lottano per visibilità, ma lei è lì a dimostrare che si può. Il suo messaggio è chiaro: diversità è chiave per risolvere crisi come quella climatica. Con studi come quello sul barotrauma e la conservazione, Rummer non solo spiega come i pesci respirino, ma come proteggerli. E per me, è ironico: mentre noi umani sogniamo di respirare sott’acqua con gadget fantascientifici, i pesci lo fanno da milioni di anni. Forse dovremmo imparare da loro.
Tornando al principio, da quella bambina in Illinois a una ricercatrice globale, la storia di Rummer è un cerchio che si chiude. Non si tratta solo di scienza, ma di ispirazione. In ogni senso.
Se riusciamo a capire respirare sott’acqua, forse possiamo affrontare meglio i nostri problemi. E chissà, magari un giorno anche noi troveremo il modo di adattarci come fanno loro.