Una base militare in mezzo al deserto. Nessuna pista di atterraggio nel raggio di 200 chilometri. Servono forniture mediche urgenti, droni, equipaggiamenti. Adesso. Un cargo tradizionale impiegherebbe ore, forse giorni. Arc, il nuovo cargo spaziale di Inversion Space, lo fa in 60 minuti. Deorbita dall’orbita terrestre bassa, rientra nell’atmosfera a Mach 25, manovra con 1.000 km di cross-range, rallenta con i paracadute e atterra nel punto preciso.
Inversion Space ha presentato questo veicolo il 1° ottobre 2025, dopo aver già lanciato con successo Ray, il suo prototipo, il gennaio scorso. Non è un concept: è un sistema che il Pentagono sta finanziando con 71 milioni di dollari e che punta al primo volo operativo entro fine 2026.
Come funziona il cargo spaziale Arc
Arc è un lifting body spacecraft, largo poco più di un metro e alto due e mezzo. Più o meno le dimensioni di un grande tavolo da pranzo. La capacità di carico è di 225 chilogrammi, sufficienti per trasportare forniture mediche, droni da ricognizione, componenti elettroniche o equipaggiamenti tattici. Il veicolo resta preposizionato in orbita terrestre bassa, dove può rimanere operativo fino a cinque anni. Quando arriva la richiesta, il cargo spaziale esegue una manovra di deorbita autonoma e rientra nell’atmosfera.
La fase di rientro è quella più critica. Arc tocca velocità ipersoniche superiori a Mach 20, genera temperature che superano i 17.000 gradi Celsius sulla superficie esterna e deve mantenere il controllo durante tutta la discesa. La maggior parte della manovra avviene nell’atmosfera, dove il veicolo sfrutta la sua forma aerodinamica per coprire distanze laterali fino a 1.000 chilometri rispetto alla traiettoria balistica. Una capacità che lo rende estremamente flessibile: può correggere la rotta, evitare zone interdette e atterrare con una precisione di sei metri dal punto designato.
L’atterraggio avviene sotto paracadute. Niente razzi, niente propellenti tossici. Un soldato può avvicinarsi al veicolo subito dopo il touchdown, senza bisogno di equipaggiamenti protettivi. È tipo un pacco Amazon, solo che arriva dallo spazio e sa esattamente dove posarsi.

Ray, il prototipo che ha aperto la strada
Prima di Arc c’è stato Ray. Un dimostratore tecnologico di circa 90 chilogrammi, lanciato a gennaio 2025 a bordo della missione Transporter-12 di SpaceX. Ray non è progettato per rientrare: serve a validare i sottosistemi critici in ambiente orbitale. Pannelli solari, avionica, propulsione bipropellente, sistema di separazione. Quasi tutto sviluppato internamente da un team di appena 25 persone, per meno di un milione di dollari.
L’approccio di Inversion Space è drasticamente diverso da quello delle grandi aziende aerospaziali. Niente subappaltatori, niente catene di fornitura complesse. Tutto fatto in casa, con un occhio ossessivo ai costi.
Justin Fiaschetti, cofondatore e CEO dell’azienda, lo dice senza giri di parole: “Ray ci ha dimostrato che possiamo costruire sistemi spaziali avanzati a costi eccezionalmente bassi”. Il veicolo continua a orbitare, invia dati periodici e testa software di volo. Non rientrerà mai, ma ha già fatto il suo lavoro.

Cosa vuole trasportare il Pentagono
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha finanziato lo sviluppo di Arc con un contratto STRATFI da 71 milioni di dollari, firmato nel settembre 2024 con l’Air Force Research Laboratory e SpaceWERX. Non è un investimento simbolico: il Pentagono vede in questo tipo di tecnologia una nuova dimensione della logistica militare. Cosa ci metteranno dentro? Fiaschetti parla di “cargo o effetti abilitanti per la missione”. Tradotto: tutto ciò che fa la differenza nel momento in cui serve. Forniture mediche per operazioni di soccorso, droni da ricognizione, componenti per riparazioni sul campo, munizioni intelligenti.
Il discriminante chiave, spiega Fiaschetti, è questo: “Fa differenza nel momento in cui è necessario, prima che il combattimento finisca?”. Se la risposta è sì, allora ha senso spedirlo dallo spazio. Altrimenti no. La logistica tradizionale impiega giorni per raggiungere teatri operativi remoti o negati. Arc promette di farlo in meno di un’ora, bypassando completamente infrastrutture terrestri, spazi aerei controllati e frontiere politiche.
Test ipersonici e doppio utilizzo
Arc non è solo un cargo spaziale. È anche una piattaforma di test per tecnologie ipersoniche. Rientra dall’orbita a velocità superiori a Mach 20, attraversa condizioni di plasma prolungate, subisce carichi termici estremi e accelerazioni sostenute. Condizioni che i laboratori terrestri non riescono a replicare. Come spiegano i ricercatori di Varda Space Industries, è impossibile riprodurre a terra le condizioni aero-termo-chimiche accoppiate dei voli ipersonici ad alta velocità. Arc le sperimenta su ogni missione.
Gli Stati Uniti stanno investendo miliardi nello sviluppo di armi ipersoniche e sistemi di difesa contro di esse. Secondo il Congressional Research Service, il Pentagono ha richiesto 6,9 miliardi di dollari per la ricerca ipersonica nel 2025 e 3,9 miliardi per il 2026. Arc offre un banco di prova riutilizzabile, recuperabile e relativamente economico per testare materiali di protezione termica, sensori, sistemi di comunicazione e navigazione in condizioni reali di volo ipersonico.
Oggi cargo spaziale, domani costellazioni orbitali e logistica del futuro
Inversion Space non punta a lanciare un singolo veicolo. L’idea è costruire costellazioni di Arc in orbita, distribuite strategicamente per coprire diverse zone geografiche. Austin Briggs, cofondatore e CTO, lo conferma: “Vediamo un futuro dove migliaia di Arc formano una rete logistica che offre portata, resilienza e deterrenza trasformative per gli Stati Uniti e i suoi alleati”.
Ogni veicolo può restare operativo fino a cinque anni. Significa che una costellazione ben progettata garantisce copertura continua, ridondanza e tempi di risposta minimi. Lo spazio diventa un layer di trasporto, come già ipotizzato nel 2020 dal Pentagono con gli studi sui razzi cargo di SpaceX. Ma mentre Starship mira al trasporto punto-a-punto con lanci diretti, Arc usa l’orbita come deposito. Due filosofie diverse, entrambe in fase di sviluppo.
Il primo volo operativo di Arc è previsto per la fine del 2026. Inversion ha già completato l’unità di sviluppo manifatturiero della struttura primaria, definito il primo profilo di missione e condotto decine di test di caduta per affinare la precisione di atterraggio. Il veicolo è stato presentato durante un evento a Los Angeles il 1° ottobre 2025, con tanto di mockup in scala reale e hardware ingegneristico funzionante.
Sessanta minuti per consegnare cargo spaziale ovunque sulla Terra. Da un deposito orbitale che non dorme mai. Sembra una promessa ottimista, ma Ray è già lassù e funziona. Arc arriverà presto. E poi, forse, migliaia di altri come lui.