Quante auto usate verranno vendute con libretti “perfetti” ma storie tutt’altro che trasparenti? La risposta sarà sempre la stessa: troppe. Un timbro falso costerà sempre pochi euro e trasformerà un’auto maltrattata in un gioiello certificato. Il mercato dell’usato ha sempre avuto questo tallone d’Achille. Ma la tecnologia sta per chiudere la partita. Il libretto digitale renderà obsoleta la falsificazione perché sposterà tutto su server centralizzati e protetti. Niente più pagine che “spariranno”, niente più timbri compiacenti, niente più chilometri miracolosamente scalati.
Ogni intervento verrà registrato dall’officina direttamente nel database del costruttore, con data, chilometraggio e dettagli tecnici. Il proprietario potrà consultarlo quando vorrà, il compratore anche. E la differenza tra un’auto ben tenuta e una presa in giro diventerà finalmente verificabile.
Come funzionerà il libretto digitale
Il meccanismo è lineare. Quando un veicolo entrerà in officina per la manutenzione ordinaria o una riparazione, il meccanico non timbrerà più un fascicolo cartaceo. Accederà invece al portale online del costruttore tramite credenziali certificate. Inserirà i dati dell’intervento: tipo di lavoro svolto, chilometraggio attuale, ricambi utilizzati, data. Il sistema registrerà tutto in un database centralizzato protetto da protocolli crittografici e blockchain, rendendo le informazioni immutabili e tracciabili.
Il proprietario dell’auto riceverà una notifica via app o email. Potrà consultare lo storico completo da smartphone o computer: ogni tagliando, ogni cambio olio, ogni sostituzione di pastiglie. I dati saranno organizzati in ordine cronologico, filtrabili per tipo di intervento, e accompagnati da eventuali note tecniche dell’officina. Un po’ come avere un diario di bordo perfetto, ma gestito da chi sa cosa sta cercando.
Le normative ISO18541 e ISO18542 garantiranno che anche le officine indipendenti abbiano accesso ai sistemi dei costruttori. Non servirà per forza andare dal concessionario ufficiale: qualsiasi meccanico abilitato potrà registrare gli interventi, mantenendo così la libera scelta del proprietario e rispettando il Regolamento CE n. 461/2010.
La fine dei chilometri scalati
Uno dei vantaggi più concreti del libretto digitale sarà l’eliminazione delle truffe sul chilometraggio. Oggi manipolare il contachilometri è relativamente semplice: esistono strumenti che lo resettano in pochi minuti. Il compratore si affida al numero visualizzato sul cruscotto e al libretto cartaceo, sperando che corrispondano alla realtà.
Con il sistema digitale, ogni volta che l’auto entrerà in officina, il chilometraggio verrà registrato automaticamente. Se un venditore dichiarerà 80.000 km ma l’ultimo tagliando certificato mostrerà 120.000 km, la discrepanza salterà fuori immediatamente. Le manomissioni diventeranno facilmente verificabili attraverso il controllo dei chilometraggi registrati durante i vari service.
Secondo uno studio del 2025 pubblicato su Computer Systems Science and Engineering, l’adozione della blockchain nei sistemi automotive può ridurre del 40% le dispute legate allo storico dei veicoli e del 25% i reclami degli acquirenti per danni non dichiarati.
I dati registrati diventano praticamente impossibili da manipolare.
Chi lo sta già usando
Mercedes-Benz è stata tra le prime case, e da tempo, a digitalizzare completamente il libretto di manutenzione. Dal 2007 i modelli Classe E e Classe CLS hanno iniziato a utilizzare il Digital Service Booklet (DSB), un sistema che memorizza centralmente l’intera cronologia dei tagliandi. Seguita da BMW, Audi, Volkswagen, Land Rover e Mazda.
Renault ha fatto un passo ulteriore nel 2017, annunciando una partnership con Microsoft e VISEO per sviluppare un libretto basato su tecnologia blockchain. L’architettura aperta permette la condivisione sicura dei dati tra costruttore, assicuratore e riparatori, mantenendo il controllo totale nelle mani del proprietario. Se vuole vendere l’auto, autorizza il potenziale acquirente ad accedere ai dati in totale trasparenza.
Anche Tesla e Jaguar Land Rover utilizzano sistemi digitali per tracciare manutenzione e aggiornamenti software. Altri marchi come Opel, Fiat, Nissan, Citroën, Peugeot stanno seguendo questo trend. Il passaggio al digitale rappresenta un passo importante per la digitalizzazione del settore e per migliorare l’esperienza dei clienti.
Gli scenari futuri: cosa cambierà davvero
Quando il libretto digitale diventerà lo standard per tutti i veicoli, assisteremo a cambiamenti più profondi di quanto sembri.
Il mercato dell’usato si riequilibrerà. Le auto ben mantenute varranno di più perché la loro storia sarà verificabile. Quelle trascurate non potranno più nascondersi dietro timbri falsi. I prezzi si allineeranno finalmente alla realtà tecnica del veicolo, non alle dichiarazioni del venditore. Questo si tradurrà in valore aggiunto per chi mantiene l’auto correttamente e maggiore sicurezza per chi compra.
Le compagnie assicurative potranno offrire polizze personalizzate basate sullo storico manutentivo reale. Un’auto con tagliandi perfetti e nessun incidente registrato otterrà premi più bassi. Una con manutenzione discontinua pagherà di più. Il sistema premierà la diligenza e penalizzerà la trascuratezza.
Le officine dovranno adattarsi. Non basterà più fare il lavoro: bisognerà anche registrarlo correttamente. Piattaforme come TecRMI Service Book stanno già offrendo soluzioni standardizzate per meccanici indipendenti, permettendo loro di competere ad armi pari con le reti ufficiali. Chi non si adeguerà perderà clienti, perché un intervento non registrato sarà come non averlo fatto.
La manutenzione predittiva diventerà la norma. Con i dati raccolti in tempo reale dai sensori dell’auto e incrociati con lo storico degli interventi, i costruttori potranno avvisare il proprietario prima che un componente si guasti. Non più manutenzione a chilometraggio fisso, ma interventi mirati basati sull’uso effettivo del veicolo.
Uno scenario ancora più ambizioso prevede l’integrazione completa tra libretto digitale, intelligenza artificiale e veicoli connessi. Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Blockchain nel 2025, l’uso di tecnologie come Delegated Proof of Stake (DPoS) e InterPlanetary File System (IPFS) potrebbe creare un ecosistema dove ogni dato della vita dell’auto è tracciato, sicuro e accessibile istantaneamente.
I problemi da risolvere
Non tutto filerà liscio. Ci sono ostacoli tecnici e culturali da superare.
Primo: l’accesso ai sistemi. Un’indagine dell’Associazione Italiana Distributori Indipendenti di Ricambi per Autoveicoli (ADIRA) del 2023 ha rivelato che circa un terzo degli autoriparatori italiani non era ancora informato sulla necessità di aggiornare i libretti elettronici. Alcuni costruttori applicano costi di abbonamento per l’accesso ai portali: da qualche euro all’ora fino a oltre 2.000 euro annui. Questi costi ricadranno sui clienti finali.
Secondo: la standardizzazione. Ogni casa automobilistica ha sviluppato il proprio sistema. Non esiste ancora uno standard unico che definisca contenuti e modalità di accesso. Un meccanico che lavora su più marchi dovrà gestire piattaforme diverse, con procedure e costi variabili.
Terzo: la privacy. Chi controlla davvero quei dati? Il proprietario può decidere chi può vederli? E se l’auto viene rivenduta, i dati seguono il veicolo o restano legati al vecchio proprietario? Le normative sulla protezione dei dati personali (come il GDPR europeo) imporranno regole precise, ma servirà tempo per definire un quadro chiaro.
Quarto: la transizione. Milioni di auto in circolazione hanno ancora il libretto cartaceo. Passeranno decenni prima che il parco veicoli sia completamente digitalizzato. Nel frattempo coesisteranno due sistemi, creando confusione e complicazioni burocratiche.
Libretto digitale, verso una memoria condivisa
Il libretto digitale non è solo un aggiornamento tecnologico. È un cambio di paradigma. L’auto passerà da oggetto privato con storia opaca a nodo di una rete trasparente dove ogni informazione è verificabile.
Finché i dati resteranno chiusi nei server dei costruttori, il sistema avrà limiti. Ma se la comunicazione veicolo-veicolo (V2V) continuerà a svilupparsi, potremmo arrivare a una rete dove le auto condividono informazioni in tempo reale: stato dei componenti, anomalie rilevate, alert di sicurezza. Un ecosistema connesso dove la manutenzione preventiva diventa intelligenza collettiva.
Servirà tempo. Serviranno accordi tra costruttori, normative chiare, infrastrutture robuste. Ma la direzione è tracciata. Il libretto cartaceo, con i suoi timbri sbiaditi e le sue pagine smarrite, diventerà un ricordo malinconico per chi ama la carta. Per tutti gli altri, sarà semplicemente il modo in cui funzionavano le cose prima che le auto imparassero a ricordare.
E quando ogni veicolo avrà una memoria perfetta, il mercato dell’auto usata smetterà di essere una scommessa basata sulla fiducia. Diventerà una transazione basata sui fatti.