Esiste davvero una pillola che sostituisce l’esercizio fisico? La risposta breve è no. Quella lunga è: dipende cosa intendi per “esercizio”. Se parliamo di costruire massa muscolare, migliorare la resistenza cardiovascolare e coordinazione motoria, serve muoversi. Ma se parliamo degli effetti sistemici dell’allenamento prolungato (meno infiammazione cronica, metabolismo più efficiente, cellule immunitarie ringiovanite) allora forse sì. O almeno ci stiamo avvicinando. Uno studio appena pubblicato su Cell descrive come la betaina, un metabolita prodotto dai reni durante l’esercizio, possa replicare molti di questi benefici quando somministrata da sola. I ricercatori cinesi hanno seguito 13 volontari per sei anni e poi testato il composto su topi anziani. Funziona. Ma con dei “ma” grandi come una palestra.
Sei anni per capire cosa fa davvero l’esercizio
Il team guidato da Liu Guang-Hui dell’Accademia Cinese delle Scienze e dell’Ospedale Xuanwu ha disegnato un protocollo rigoroso: 13 uomini sani, tra i 50 e i 72 anni, sono stati monitorati in tre fasi. Prima fase: 45 giorni di riposo quasi totale, movimento minimo. Seconda fase: una corsa singola di 5 chilometri a 8 km/h. Terza fase: 25 giorni di allenamento continuo, sempre 5 chilometri al giorno. Durante tutto il processo, prelievi di sangue, analisi del microbioma intestinale, sequenziamento genetico. L’obiettivo era mappare cosa cambia nel corpo quando passa dal divano alla pista in modo prolungato.
La corsa singola ha scatenato un vero e proprio caos metabolico: cortisolo alto, stress ossidativo, infiammazione temporanea. È tipo quando accendi un motore freddo: batte in testa, fa fumo, protesta. L’allenamento prolungato invece ha riorganizzato tutto. Microbioma intestinale più equilibrato, difese antiossidanti potenziate, cellule immunitarie ringiovanite attraverso la stabilizzazione del DNA e la modulazione di marcatori epigenetici. E al centro di questo riassetto sistemico c’era lei: la betaina.
La betaina è una piccola molecola presente in barbabietole e spinaci, ma il corpo la produce anche da solo. Durante l’esercizio prolungato, i reni aumentano drasticamente la sua produzione attraverso l’enzima mitocondriale CHDH. Questa molecola agisce come segnale coordinatore: riduce l’infiammazione cronica legandosi e inibendo la chinasi TBK1, che normalmente alimenta le cascate infiammatorie NF-κB e IRF3.
Betaina: topi anziani più svegli (senza correre)
Nella seconda parte dello studio, i ricercatori hanno poi somministrato betaina a topi anziani. Risultati: metabolismo migliorato, funzioni renali potenziate, coordinazione motoria superiore, capacità cognitive più acute, comportamenti depressivi ridotti.
Come riportato da studi italiani dell’Università Vanvitelli e del CEINGE di Napoli, la betaina mantiene bassi anche i livelli di omocisteina, riducendo il rischio cardiovascolare. Nei test su cellule umane di reni, vasi sanguigni e sistema immunitario, la molecola ha invertito segni di invecchiamento cellulare.
Esercizio acuto contro esercizio prolungato
Lo studio risolve una questione che gli scienziati osservavano da tempo. L’esercizio acuto (una sessione intensa singola) attiva percorsi di sopravvivenza attraverso interleuchina-6 e corticosterone, generando stress infiammatorio temporaneo. L’allenamento prolungato invece innesca il sistema reni-betaina-TBK1 che costruisce una protezione sistemica.
Come spiega Liu Guang-Hui:
“L’esercizio a breve termine trigger una risposta infiammatoria orientata alla sopravvivenza. Quello a lungo termine sopprime infiammazione e danno ossidativo attraverso la betaina generata dai reni”.
La betaina è considerata sicura ed efficace, tanto che potrebbe diventare un’opzione per persone con mobilità limitata. Ma attenzione: come sapete, passare dal topo all’essere umano non è scontato. La complessità dei benefici dell’esercizio fisico (che agisce su cervello, cuore, metabolismo e sistema immunitario in sinergia) rende difficile immaginare che un’unica sostanza possa sostituirlo completamente.
Prospettive future? I ricercatori italiani stanno verificando se la supplementazione di betaina possa rappresentare una strategia terapeutica per favorire un invecchiamento in salute.
Lo studio appena pubblicato apre la strada a trattamenti geroprotettivi che agiscono su più organi contemporaneamente, ma serviranno ancora anni per confermare sicurezza ed efficacia nell’uomo.
Insomma: la betaina non è la bacchetta magica che elimina la necessità di muoversi. È piuttosto un pezzo del puzzle che spiega perché l’esercizio funziona a livello molecolare. Utile per chi non può allenarsi, interessante per capire i meccanismi dell’invecchiamento. Ma le scarpe da corsa, per ora, tenetele.