Una serie di futuristiche cabine in legno e acciaio, che possono ospitare fino a due persone proteggono i senza fissa dimora dal freddo, dal vento e dall’umidità.
Nell’attesa che tutti i governi valutino il modello finlandese di Housing First per dare una vera casa agli homeless, in Germania si testano le Ulmer Nest, capsule hi-tech per proteggerli.
Un riparo dal freddo, un posto per dormire: il gelo di queste settimane non fa che restituirci casi di homeless morti dal freddo. Soluzioni “pronte” sembrano non bastare. Aprire le stazioni non è un rimedio degno di paesi civili, e i normali rifugi sono saturi.
Nido spaziale
Sul sito del progetto i creatori delle capsule Ulmer Nest dicono di aver realizzato questa soluzione pensando a coloro che non possono accedere ai normali rifugi per senzatetto. Talvolta per fattori psicologici, in altri casi perché hanno un animale domestico, ad esempio.
Non è, e non sarà mai un’alternativa al soggiorno in un ostello o struttura abitativa più tradizionale, ma è sicuramente un’alternativa di emergenza al dormire all’aria aperta. Un’ultima importante risorsa.
Ulmer Nest: tecnologia minimale per proteggere
Le capsule per homeless sono dotate di pannelli solari e collegate a una rete radio che consente agli occupanti di comunicare senza dipendere dalle reti mobili.
Per garantire la privacy, in Ulmer Nest non ci sono telecamere, ma l’apertura delle porte fa scattare un sensore di movimento che avvisa gli assistenti sociali e i volontari. Potranno controllare le capsule dopo il loro utilizzo per assicurarsi che possano essere pulite, e anche per fornire assistenza a chiunque utilizzi questa forma temporanea di alloggio.
La pandemia ha rallentato l’installazione delle capsule, ma nei parchi e altri luoghi del sito deputato ai test (la città di Ulm, chilometri a ovest di Monaco) i volontari sono stati in grado di installarle in tempo per “le notti più fredde”.