I dipendenti di Alphabet si sono a lungo scontrati con i dirigenti dell’azienda spingendo per dei cambiamenti, ma gli sforzi di mobilitazione avevano vita breve. Ora, il sindacato dei lavoratori Alphabet (e dunque anche Google) spera di poter creare effetti di lunga durata.
La parola “sindacato” ha il potere di farci tornare al secolo scorso, in una stagione di diritti civili conquistati sul lavoro e per il lavoro. Sentire “Sindacato Google” fa un effetto strano.
Solo fino a poco tempo fa eravamo tutti affascinati dalla narrazione di questi luoghi di lavoro “trendy” e non convenzionali. Si parlava di orari flessibili, di benefit bizzarri e fiabeschi per i lavoratori, e la Silicon Valley sembrava un’isola incontaminata.
Se cerchi il ceppo acceso, gratta sotto la cenere.
Non era tutto oro. C’era anche del marketing. E come in tutti i grandi luoghi di lavoro, le esigenze di tutti chiedono ascolto. Per questo la notizia di un sindacato Google (di più: un sindacato di Alphabet, che è un po’ l’astronave madre di tutte le aziende nate da Brin e Page) è epocale.
Mostra che, volente o nolente, il futuro si costruisce solo intorno alle persone. Magari aggirandole (spero di no), ma non si può evitare di tenerne conto.
“La nostra speranza è che attraverso un sindacato Google, la struttura e le risorse che saranno in grado di fornirci e le competenze acquisite, avremo modo di continuare questa lotta per gli anni a venire”, dice Parul Koul, presidentessa esecutiva di AWU e ingegnere del software di Google.

Il sindacato Google, sostenuto dai Communications Workers of America, è stato annunciato lunedì dopo anni di tensioni di lunga data tra dirigenti, dipendenti e appaltatori di tutti i ranghi.

Sindacato Google, le origini
Nel 2018, i dipendenti di Google hanno scritto una lettera al CEO Sundar Pichai chiedendo di porre fine a una partnership tra Google e il Pentagono. Nello stesso anno, i dipendenti di tutto il mondo hanno organizzato un walk-out per protestare contro il modo in cui la società gestiva i dirigenti accusati di cattiva condotta sessuale, incluso un pacchetto di uscita da 90 milioni di dollari per l’ex leader di Android Andy Rubin.
Nel 2019 si sono svolte proteste anche a sostegno di due dipendenti indagati per accuse di ritorsione. Più di recente, i dipendenti hanno creato una petizione per sostenere la ricercatrice di intelligenza artificiale Timnnit Gebru, che ha detto di essere stata licenziata per una disputa su un documento di ricerca.

“Ci sono tanti esempi di lavoratori che si uniscono e mobilitano”, dice la Koul. “Queste mobilitazioni dipendono da questi momenti singoli e spontanei. Un sindacato Google può sostenere questa energia a lungo termine. Fino ad ora è stato davvero difficile: lo sciopero, per esempio, ha formulato sei richieste molto ampie e solo una di esse è stata realmente realizzata finora “.
Una lunga strada
Ad oggi, il sindacato Google ha solo una frazione del sostegno dei dipendenti, “appena” 226 iscritti alla data di ieri, ma potrebbe crescere rapidamente.
In totale, Alphabet ha più di 130.000 dipendenti in tutto il mondo.
Il sindacato Google sarà comunque aperto a tutti i dipendenti e appaltatori, indipendentemente dal ruolo o dalla classificazione, con l’intento di affrontare questioni come retribuzione e trasparenza del lavoro.
“Il sindacato Google vuole essere un’organizzazione democratica e aperta”, dice Koul. “Un’organizzazione per tutti i lavoratori. E spero che i dirigenti di Alphabet saranno in grado di impegnarsi in buona fede per ascoltarlo”.
Già. Che dicono i dirigenti? “Abbiamo sempre lavorato duramente per creare un ambiente di lavoro favorevole e gratificante per la nostra forza lavoro,” dice Kara Silverstein, direttrice delle operazioni sul personale di Alphabet.
“Naturalmente i nostri dipendenti hanno i diritti dei lavoratori protetti che sosteniamo. Ma come abbiamo sempre fatto, continueremo a impegnarci direttamente con tutti i nostri dipendenti”.
Un cambiamento “frontale” che non potrà essere privo di conseguenze generali. Il sindacato Google riporta la barra sul tema del lavoro, riduce evidentemente una certa forma di “versatilità” e “verticalità” nelle aziende del Big Tech.
Forse a medio termine ne condizionerà anche lo sviluppo, ma è un problema di profitti, non di persone.