Questo post fa parte di "Periscopio", la newsletter Linkedin che ogni settimana approfondisce temi di Futuro Prossimo, e viene pubblicata in anticipo sulla piattaforma LinkedIn. Se vuoi iscriverti e leggerla in anteprima, trovi tutto qui.
Si, ok, tra poco si parla di metaverso, ma ricordate i tempi d'oro del primo internet? Anni ruggenti, nei quali il World Wide Web era più mitologico che mai: in Europa sono arrivati un pizzico dopo, negli USA avevano già il loro carico di cultura indie sfociata nella massa. L'anno 1993 fu cruciale: il lancio vero e proprio del WWW. L'anno prima, solo per un'apparente casualità, usciva un film chiamato "Il tagliaerbe". Una roba che non si può vedere, il classico film che nasce per "anticipare problemi". Eppure proponeva cose che sembrano attuali ancora oggi. Anzi, sembrano premature anche oggi.
I temi? La realtà virtuale come luogo/non luogo dove perdere la propria identità, e forse la ragione. Bello, eh? Anyway, che fossero paure, o grandi entusiasmi, non c'era nulla di giustificato. Era ancora troppo presto sia per la realtà virtuale che per internet, e la prima disastrosa "bolla" delle aziende tecnologiche ce lo avrebbe presto ricordato. E oggi? Proprio come fu per il Web, stiamo facendo al Metaverso la stessa domanda: "esattamente cosa sei?".
Proprio come fu per il web, si tratta di qualcosa che viene definito via via, proprio mentre viene costruito, ma almeno sul piano teorico ha dei punti fermi. Per questo posso dire con certezza (se il metaverso si affermerà come si affermò il web) che sarà molto di più che una serie di visori VR e di avatar ridicoli. Ma partiamo dalle poche certezze che abbiamo già.

Metaverso: cosa è vero
Al momento il metaverso è costituito da un'accozzaglia di ecosistemi. Non ci sono punti di ingresso stabiliti (come Google Chrome, per intenderci) che aiutino i metazen a spostarsi da un "mondo virtuale" all'altro, come oggi ci spostiamo da un sito all'altro. Molti ritengono che Meta stia cercando di acquisire il controllo del gateway, ma ha già perso la guerra, perchè gran parte dello slancio per la creazione del metaverso proviene dalla base decentralizzata della blockchain.
Uno dei principi fondamentali stabiliti da molti dei fondatori del metaverse è che sarà governato da un'organizzazione autonoma decentralizzata (DAO). Per sapere cos'è potete leggere questo mio articolo di qualche tempo fa, o beccarvi una definizione veloce: una DAO, in breve, è un'entità senza una leadership centrale. Le decisioni vengono prese dal basso verso l'alto, governate da una comunità organizzata attorno a un insieme specifico di regole applicate su una blockchain.
In sintesi? Le DAO sono organizzazioni gestite e detenute direttamente dai loro membri. E le decisioni vengono prese attraverso proposte su cui il gruppo vota durante un periodo specifico. È un po' come funzionerebbe un parlamento se potessero votare tutti di volta in volta, e non solo i politici eletti.
Il posto nel metaverso che vanta attualmente il maggior tasso di "democrazia" si chiama Decentraland. Per chi non lo conosce, Decentraland è un mondo che esiste sulla blockchain di Ethereum, una criptovaluta, ed è controllato da singoli giocatori che possono votare per cambiare le politiche che determinano come si comporta il mondo. Al momento, però, Decentraland è più un esperimento di democrazia che un universo decentralizzato. Il suo ecosistema è molto, molto limitato e limitante.
Metaverso: cosa è fuffa
In Decentraland, avatar, "immobili" e altri oggetti digitali (NFT) non si trasferiscono ad altre piattaforme. Molto male, perchè la filosofia decentralizzata dice esattamente il contrario: dovrebbe essere possibile prendere in custodia gli elementi in-app e utilizzarli al di fuori delle loro piattaforme native. L'impossibilità di scambiare oggetti liberamente e usarli in più giochi o piattaforme è qualcosa su cui Decentraland dovrà lavorare se vorrà davvero essere la porta d'ingresso del metaverso. Questo limite (come i limiti di The Sandbox, la principale antagonista di Decentraland) fa emergere un punto importante.
Il metaverso non esiste, signori. Almeno non ancora, e non come dovrebbe essere un metaverso che risponda a qualsiasi definizione vogliate dare di "metaverso". Quello che abbiamo oggi non è interoperabile, non è multipiattaforma. Solo ciò che permetterà di passare da un mondo virtuale ad un altro potrà consentire la strutturazione del metaverso.
E qui entrano in gioco i 'ponti a catena incrociata'
Secondo Web3 Labs , “i bridge cross-chain avranno un ruolo importante nel consentire l'interoperabilità tra reti eterogenee. Un'infrastruttura e un ecosistema blockchain veramente globali saranno collegati tramite questi ponti".
Una volta che i bridge cross-chain, questa sorta di "nodi di scambio", saranno standardizzati e implementati su tutte le piattaforme, il metaverso diventerà la vasta rete interconnessa che molti sognano.
Un esempio che va nella giusta direzione? Ready Player Me. Si tratta di un progetto multipiattaforma per il metaverso che consente agli utenti di creare avatar 3D di se stessi. E funziona su oltre 2.000 app e giochi compatibili. Qualsiasi sviluppatore può integrare Ready Player Me nelle proprie app e giochi utilizzando l'SDK avatar gratuito dell'azienda. Innovazioni multipiattaforma come queste aiuteranno a far materializzare il metaverso molto più rapidamente.
Metaverso: come andrà a finire
In un contesto di crescente sfiducia nelle grandi tecnologie e di richiesta di maggiore privacy, il metaverso dovrà assolutamente distinguersi da ciò che oggi conosciamo come Internet. Gli utenti fuggiranno dal metaverso (oddio, almeno spero) se penseranno che tutto ciò che riguarda la loro vita sarà registrato, monitorato e sfruttato. Non si tratta solo di far sapere a grandi operatori quale sito visitiamo, quando parliamo di metaverso: si tratta di far sapere loro quali AZIONI compiamo, anche se le compiamo in mondi virtuali e non reali. Questa, capirete, è una differenza fondamentale.
Per evitare che questo diventi un incubo distopico, nessun singolo gruppo di grandi operatori dovrebbe averne il controllo. Servirà una mentalità innovativa per assicurarsi che il metaverso maturi e sviluppi il suo potenziale positivo. Un esempio su tutti: in Italia c'è qualcuno che sta studiando un decentralizzato, efficace, italianissimo accesso al metaverso. Un accesso che abbia, come nei piani di tutte le BigTech attuali, il suo portale sotto forma di visore innovativo. Si chiama Joe Kage, e il suo progetto di "Glastech" promette di aggiungere alle features già paventate per questa tecnologia degli autentici colpi di genio... tutto tricolore. Chiedete di più al suo creatore, se siete interessati a informazioni (o a finanziare il progetto). Lo trovate qui.

Ecosistemi chiusi e strettamente controllati come quelli immaginati e costruiti da aziende come Meta, Google e altri dovranno appartenere al passato. Per farlo, le tecnologie che guidano il metaverso dovranno lavorare in armonia piuttosto che in competizione, "contentandosi" di gestire i cospicui guadagni delle moltissime attività possibili, senza imporre manipolazioni e violazioni alla privacy.
Le reti decentralizzate e multipiattaforma offrono agli utenti più controllo sulle loro esperienze, e lo sottraggono a chi ha sempre messo il profitto davanti alla privacy. Il metaverso passerà attraverso reti decentralizzate, o non esisterà mai. Perchè nient'altro che non sia davvero decentralizzato può definirsi "metaverso".
Se davvero esisterà, sarà una nuova dimensione, piena di possibilità.