Sognate fin da piccoli con Toy Story, o con le Principesse da fiaba. Avete a casa tutti i cimeli possibili di Star Wars, e magari bimbi ai quali avete riempito la stanzetta di peluche di Topolino. Fate tappa fissa su Disney + per guardare tutta la filmografia sconfinata di un marchio che vi fa sognare da sempre. E state distruggendo il pluralismo culturale occidentale.
Sto esagerando? Probabile. Lo faccio, talvolta. Ma dovete ammettere che un’azienda con così tanto controllo sull’intrattenimento non è normale.
Partiamo dalla ‘casa’ della Disney, gli Stati Uniti. Nel 1983, il 90% dei media americani era gestito da 50 aziende. Oggi negli USA tutto è gestito da sole SEI aziende. Le chiamano Big Six: General Electric, News-Corp, Viacom, Time Warner, CBS e ovviamente Disney, che detiene una bella fetta del totale. Ed è, dati alla mano, l’azienda più vorace tra tutte, che può fagocitarne ancora tante altre, ma forse non lo farà.
Quella di Disney non è più magia bianca
C’è una frase emblematica di “Batman, il Cavaliere Oscuro” che potrebbe essere applicata perfettamente alla Disney: “O muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo”. All’inizio degli anni ’20, Walt Disney si batté con le unghie e con i denti per creare un’azienda che realizzasse animazioni di qualità per le famiglie. Voleva cambiare il modo in cui le persone vedevano i cartoni animati, e ci è riuscito.
Per quasi 50 anni, la Disney è stata regina indiscussa dell’intrattenimento per famiglie. Poi è successo qualcosa.
Nel 1996, con la carica di CEO affidata a Michael Eisner, Disney si è trasformata da potenza creativa a macchina da profitti. Ha smesso di correre rischi (che in passato portavano a qualche flop ma anche a qualche pietra miliare) dando il via libera solo a successi infallibili.
Ma funzionerà ancora a lungo?
A meno di chissà quali improbabili colpi di scena, i filmoni di supereroi dei Marvel Studios come fenomeno della cultura pop sembrano aver esaurito la loro forza con Avengers Endgame. Da allora è stato solo un declino dopo l’altro: i registi ricorrono a emozioni a buon mercato tipo:
- Film di fanservice come Spiderman: No Way Home
- Film raffazzonati come Dr. Strange 2: MoM
- Film che ‘spremono’ titoli come Thor
- Noiose serie Disney+ che tagliano fuori chiunque non abbia un account Disney+
Certo, i film di supereroi sono ancora per la maggior parte moolto profittevoli, ma se ne inizia a vedere il crollo. E i dettagli sono rilevatori: si inizia a pasticciare trame già riviste e a cercare soluzioni per perpetuare sempre lo stesso schema.
Proprio come quando i western sono precipitati nel gradimento (dopo essere stati il genere preferito per decenni): ci sono tanti modi di sparare ad un uomo con un cappello, prima che la gente si annoi. Che ne dite di un Pixar Marvel? Succederà? Saranno tentate tutte. Ma prima o poi, la gente comunque si annoierà.
E vogliamo parlare di Star Wars?
“Tutti quei film di Star Wars… li ho amati, li ho creati, ne sono molto coinvolto e li ho venduti agli schiavisti bianchi”. — George Lucas
Avete letto bene: l’uomo che ha creato Star Wars e lo ha venduto alla Disney ha definito la Casa di Topolino come una massa di “schiavisti bianchi”. Lucas ha anche detto che si rammarica di non aver fatto uno sforzo maggiore per mantenere il controllo sul franchise e di averlo venduto per “poco meno di” quello che vale. La (parziale) ritrattazione di questa vecchia, clamorosa intervista cambia poco nell’economia complessiva del discorso.
In altre parole, Lucas crede che la Disney abbia distrutto il lavoro della sua vita! Non posso dargli torto. Star Wars come esperienza teatrale è morto. Gli ultimi Jedi hanno diviso la base di fan e il film Solo e L’ascesa di Skywalker sono andati così male che la Disney ha annullato i loro piani per altri film.
Stessa traiettoria con la Marvel. La Disney è troppo “timida” (o avida?) per correre rischi, quindi tutto ciò che fa è sostituire tutti i personaggi originali con versioni diverse, magari per assecondare la richiesta (legittima, per carità) di rappresentare anche altri generi e tipologie di persone. La verità è che Disney sta adottando solo espedienti, nessuna idea originale.
Star Wars e la Marvel sono totalmente in bancarotta dal punto di vista creativo.
Allora vedremo Disney in cattive acque molto presto?
Frenate, non siamo nel 2008 e quando dico “Too big to fail” stavolta non credo di sbagliare. Probabilmente no, Disney non fallirà affatto. Ma una sua parte rischia di morire, seriamente.
Anzi, stiamo assistendo già alla morte di ciò che ha reso grande la Disney: creatività, coraggio nell’assumersi rischi e narrazione di qualità. La Disney di oggi è un guscio di se stessa. È un colosso aziendale che valorizza i profitti rispetto all’arte.
Non faccio film per guadagnare soldi. Guadagno soldi per fare film.
Walt Disney
Sono sicuro che un giorno questi ragazzi dovranno fare un enorme cambiamento per stare a galla. È una previsione. Nel frattempo, continueranno a mungere i loro franchise finché non saranno asciutti come il deserto: e questo, che ci crediate o no, continuerà ad impoverire per anni l’intera cultura occidentale e la prossima generazione.