Quante volte avete sentito che “non c’è abbastanza terra per sfamare tutti”? È un ritornello che accompagna l’umanità fin dai tempi di Malthus, quell’economista che alla fine del ‘700 prevedeva catastrofi alimentari causate dalla sovrappopolazione. Eppure, eccoci qui, più numerosi che mai e (mediamente) più nutriti che in qualsiasi altra epoca storica. Il motivo? L’ingegno umano continua a sorprenderci. L’ultima frontiera dell’agricoltura sostenibile può farci fare il prossimo passo: coltivare senza sole.
Come? Con un sistema chiamato elettro-agricoltura (ne abbiamo parlato qui la prima volta) che potrebbe ridurre del 94% la necessità di terreni agricoli. Se vi sembra esagerato, aspettate di scoprire come funziona.
Le piante? Facciamole mangiare
Il concetto alla base della futura agricoltura sostenibile è semplice ma radicale: far “mangiare” le piante anziché costringerle a usare la fotosintesi. Quest’ultima, per quanto sia stata un capolavoro evolutivo, risulta piuttosto inefficiente dal punto di vista energetico, convertendo appena l’1% della luce solare in energia utilizzabile.
L’elettro-agricoltura propone un’alternativa. Pannelli solari catturano l’energia solare (con un’efficienza fino al 20%) e alimentano un processo chimico che combina acqua e anidride carbonica per produrre acetato. Le piante geneticamente modificate assorbono questa molecola e la usano come nutrimento, saltando a piè pari milioni di anni di evoluzione per abbracciare un sistema più efficiente.
Mi sembra quasi di vedere la faccia stupita di Darwin davanti a questo cortocircuito evolutivo, dove l’intelligenza umana riscrive le regole del gioco della vita.
Elettro-agricoltura, una rivoluzione paragonabile ai fertilizzanti
Non è esagerato paragonare questa innovazione all’invenzione dei fertilizzanti sintetici. Prima di quelli, molti temevano che non avremmo mai potuto sfamare una popolazione in crescita. Poi, l’introduzione dell’azoto sintetico ha cambiato tutto.
La promessa dell’agricoltura sostenibile basata sull’acetato è ancora più ambiziosa: in un momento storico in cui la deforestazione è una delle principali cause di perdita di biodiversità, liberare aree coltivate per restituirle alla natura selvatica potrebbe avere un impatto ecologico monumentale.
I primi test su lattuga e pomodori hanno dato risultati promettenti. Ora la sfida è replicare questo successo con colture ricche di calorie come manioca, patate dolci o cereali. Se ci riusciremo, il sistema alimentare globale potrebbe cambiare radicalmente. Le stime dicono che questo sistema potrebbe sfamare una popolazione di 136 miliardi: è 16 volte quella attuale.

Agricoltura sostenibile senza meteorologia
Una delle prospettive più affascinanti dell’elettro-agricoltura è la sua indipendenza dalle condizioni climatiche. Siccità, ondate di calore e inondazioni sempre più frequenti non sarebbero più un problema. La possibilità di coltivare al chiuso, durante tutto l’anno e in ambienti controllati è un cambiamento di paradigma.
Questo approccio, poi, consente anche una gestione precisa delle risorse: meno acqua, meno fertilizzanti sintetici, praticamente nessun pesticida. E poiché la produzione può essere localizzata, si riduce l’impronta carbonica delle catene di trasporto alimentare globali.
Sorrido pensando a quanto sarebbe stato diverso il nostro rapporto con il cibo se avessimo avuto questa tecnologia fin dall’inizio. Niente più preghiere per la pioggia, niente più ansia per il raccolto. Solo una produzione metodica, prevedibile e abbondante.
Agricoltura sostenibile, un ecosistema alimentare completamente nuovo
Non sono solo le colture a trarre beneficio. Altri organismi (funghi, lieviti, alghe) metabolizzano naturalmente l’acetato e possono essere coltivati efficientemente con questo metodo, aprendo possibilità entusiasmanti per la produzione di proteine alternative, biocarburanti o addirittura farmaci in modi più sostenibili.
Le aziende alimentari stanno già esplorando modi per integrare l’elettro-agricoltura nelle loro catene di approvvigionamento, non solo per ridurre i costi, ma per preparare le loro operazioni a un pianeta in cambiamento.
Quello che una volta era materia di speculazione scientifica sta rapidamente diventando realtà. L’agricoltura sostenibile potrebbe non sostituire l’agricoltura tradizionale dall’oggi al domani, ma offre uno sguardo su un futuro in cui coltiviamo di più, sprechiamo meno e smettiamo di temere che un giorno il mondo finirà il cibo. Le catastrofi malthusiane, per ora, possono attendere.