La Nuova Zelanda si prepara a seguire le orme dell’Australia con una proposta di legge che vieterebbe l’uso dei social media ai minori di 16 anni. Il primo ministro Christopher Luxon ha appoggiato il disegno di legge, sostenendo che il divieto di social media sia una misura necessaria per proteggere i bambini dai pericoli online e chiedere maggiore responsabilità alle aziende tecnologiche.
La proposta prevede che le piattaforme social verifichino l’età degli utenti, consentendo l’accesso solo a chi ha compiuto 16 anni. Le aziende che non rispetteranno queste regole rischieranno multe fino a 2 milioni di dollari neozelandesi (circa 900.000 euro).
Il modello australiano
La proposta neozelandese si ispira al modello australiano, dove una legge simile è stata approvata nel novembre 2024. L’Australia ha varato una delle normative più severe al mondo in materia, vietando ai minori di 16 anni di aprire o mantenere account sui social media.
La legge australiana obbliga i giganti della tecnologia come Meta (proprietaria di Instagram e Facebook), TikTok e altre piattaforme a impedire ai minori di accedere ai loro servizi, pena sanzioni fino a 49,5 milioni di dollari australiani (circa 33 milioni di dollari USA). La legge entrerà in vigore a dicembre 2025, dopo un periodo di implementazione di un anno.

Una caratteristica importante della legge australiana riguarda la privacy: le piattaforme non potranno richiedere documenti d’identità rilasciati dal governo, come passaporti o patenti di guida, né potranno esigere un’identificazione digitale attraverso un sistema governativo.
Divieto social media agli under 16: motivazioni e dibattito pubblico
Le motivazioni dietro queste iniziative sono legate alla crescente preoccupazione per gli effetti negativi dei social media sulla salute mentale dei giovani. Come ha dichiarato il primo ministro neozelandese Luxon:
“È tempo che la Nuova Zelanda riconosca che, nonostante tutte le cose buone che derivano dai social media, non è sempre un luogo sicuro per i nostri giovani”.
Secondo gli esperti, i social media espongono bambini e adolescenti a rischi potenziali, tra cui cyberbullismo, contenuti dannosi e predatori online. Limitarne l’accesso contribuirebbe a salvaguardare il loro benessere psicologico ed emotivo.
D’altra parte, i critici sottolineano che i social media offrono anche benefici come inclusione, connessione sociale e senso di appartenenza, elementi che proteggono la salute mentale. C’è inoltre il timore che misure restrittive possano spingere i giovani verso aree meno regolamentate del web.
Reazioni politiche
In Nuova Zelanda, il disegno di legge deve ancora essere selezionato da un ballottaggio per essere formalmente introdotto in parlamento e richiederà il sostegno dei membri dei partiti della coalizione del National e dei partiti di opposizione per diventare legge.
Il partito ACT ha già dichiarato che non sosterrà il disegno di legge: il suo leader David Seymour ritiene un divieto dei social media una decisione affrettata, suggerendo invece di attendere per vedere gli effetti del divieto australiano. Al contrario, il leader dell’opposizione laburista Chris Hipkins si è detto aperto all’idea.
Infine, il leader del NZ First, Winston Peters, ha espresso sostegno al disegno di legge, ma ha suggerito che dovrebbe esserci un’indagine da parte di una commissione selezionata per formulare una legge efficace.
La reazione dell’industria tecnologica
Le aziende tecnologiche hanno (chi lo avrebbe mai detto?) manifestato forti perplessità su questi provvedimenti. In Australia, piattaforme come Meta, Snapchat e X (ex Twitter) hanno criticato la rapidità con cui la legge è stata approvata e la mancanza di chiarezza su come implementarla concretamente.
Un portavoce di Snap Inc. (Snapchat) ha dichiarato che ci sono ancora “molte domande senza risposta” su come la legge verrà implementata, suggerendo l’adozione di un sistema di verifica dell’età a livello di dispositivo “per semplificare il processo”.
Le preoccupazioni principali dell’industria riguardano la fattibilità tecnica delle verifiche dell’età, i potenziali rischi per la privacy di tutti gli utenti e il timore che misure troppo restrittive possano limitare indebitamente la libertà di espressione.
Divieto di social media, sfide tecniche e pratiche
La questione di come verificare efficacemente l’età degli utenti rimane una delle sfide principali. Le tecnologie di verifica dell’età sono ancora in fase iniziale e affidarsi a aziende con una storia di abusi della privacy per utilizzare queste tecnologie non testate comporta rischi significativi.
Gli adolescenti stessi hanno già manifestato l’intenzione di trovare modi per aggirare il prossimo divieto di social media. Come ha dichiarato un quindicenne australiano intervistato da NPR, “la vita senza social media è impensabile” e “mi sentirei molto più disconnesso”.
Gli esperti paragonano questi tentativi di regolamentazione alle restrizioni su alcol e tabacco:
“I ragazzi potrebbero cercare di aggirare le restrizioni, proprio come fanno con alcol, tabacco o droghe, ma nessuno sta dicendo che, poiché ci provano, dovremmo dare loro accesso illimitato”.
Divieto di social: conclusioni e prospettive future
Il dibattito sul divieto dei social media per i minori riflette una crescente consapevolezza globale sui rischi delle piattaforme digitali per i giovani. Mentre alcuni paesi, come la Francia e alcuni stati degli USA, hanno introdotto restrizioni che richiedono il consenso dei genitori, l’approccio australiano e quello proposto dalla Nuova Zelanda rappresentano una risposta più drastica.
Questo tipo di legislazione rappresenta “un ambizioso esperimento sociale del nostro tempo” che cerca di nuotare controcorrente rispetto a molte tendenze della vita moderna: forze formidabili come la tecnologia, il marketing, la globalizzazione e, naturalmente, la volontà ferrea degli adolescenti.
Resta da vedere se queste misure riusciranno a bilanciare efficacemente la protezione dei giovani con il rispetto dei loro diritti digitali, e se altre nazioni seguiranno l’esempio dell’Australia e della Nuova Zelanda nello stabilire limiti più severi all’uso dei social media da parte dei minori.
Fonti
- NPR, “How will Australia’s under-16 social media ban work?“, dicembre 2024
- Reuters, “Australia passes social media ban for children under 16“, novembre 2024
- Amnesty International Australia, “Social media ban: what is it and what will it mean for young people?“, novembre 2024
- Australian eSafety Commissioner, “Social media age restrictions“, 2025
- PBS News, “Could Australia’s ban on social media for people under 16 work in other countries?“, dicembre 2024
- CNN, “Tech companies put on notice as Australia passes world-first social media ban for under-16s“, novembre 2024
- Australian Human Rights Commission, “Proposed Social Media Ban for Under-16s in Australia“
- NPR, “How will Australia’s under-16 social media ban work? We asked the law’s enforcer“, dicembre 2024