C’è voluto mezzo secolo di registrazioni subacquee, centinaia di ore di osservazioni e, alla fine, l’intelligenza artificiale, ma finalmente abbiamo la prova: i delfini non solo comunicano, parlano un vero linguaggio.
La notizia ha fatto il giro del mondo quando un team di ricercatori del Woods Hole Oceanographic Institution ha vinto il prestigioso premio Coller Dolittle per aver dimostrato che i fischi non-signature dei delfini di Sarasota (quelli diversi dai “nomi” individuali) vengono utilizzati da tutti i membri del gruppo con significati condivisi, proprio come le parole nelle lingue umane.

I delfini hanno un linguaggio: la scoperta che cambia tutto
Per decenni gli scienziati hanno studiato i “fischi firma” dei delfini, quei suoni caratteristici che ogni esemplare sviluppa da giovane e mantiene per tutta la vita, funzionando essenzialmente come un nome. Ma questi rappresentano solo circa la metà delle vocalizzazioni dei delfini. L’altra metà, i cosiddetti fischi “non-signature”, sono rimasti largamente inesplorati.
Il team guidato dalla biologa Laela Sayigh del Woods Hole Oceanographic Institution, insieme a Vincent Janik dell’Università di St. Andrews, Frants Jensen dell’Università di Aarhus, e Randall Wells del Sarasota Dolphin Research Program, ha dimostrato che questi fischi non-signature hanno una funzione molto più sofisticata di quanto si immaginasse. Sono un linguaggio vero e proprio, il linguaggio dei delfini.
La ricerca, premiata con 100.000 dollari dalla Jeremy Coller Foundation, ha identificato tipi distinti di fischi non-signature utilizzati da più delfini per comunicare. Grazie a esperimenti di riproduzione sonora condotti in condizioni completamente naturali in mare aperto, il team ha scoperto che un particolare tipo di fischio non-signature provoca una risposta di evitamento, suggerendo una funzione di allarme.
I tursiopi affascinano da tempo i ricercatori sulla comunicazione animale. Senza lo studio del Sarasota Dolphin Research Program, durato oltre cinque decenni, non avremmo a disposizione un’ampia biblioteca di vocalizzazioni di singoli delfini.

Il database di Sarasota
Il Sarasota Dolphin Whistle Database rappresenta una risorsa unica al mondo per lo studio della comunicazione dei delfini. Contiene 926 sessioni di registrazione di 293 delfini individuali, di cui si conoscono età, sesso e lignaggio materno nella maggior parte dei casi.
Questo archivio ha permesso ai ricercatori di confermare l’ipotesi, formulata negli anni ’60 da David e Melba Caldwell, che ogni delfino possieda un fischio unico che funziona come una firma sonora. Ma ora sappiamo che c’è molto di più: i delfini non solo si “chiamano per nome”, ma utilizzano un vero e proprio linguaggio condiviso.
La tecnologia al servizio della comunicazione interspecie
Non si muove solo il Sarasota Dolphin Research Program: Google ha sviluppato DolphinGemma, un modello di intelligenza artificiale progettato per analizzare e decifrare i suoni naturali emessi dai delfini. Questo sistema, basato su tecnologie audio avanzate e dotato di circa 400 milioni di parametri, è in grado di identificare modelli sonori ricorrenti e persino prevedere quali suoni seguiranno in una sequenza, in modo simile a come funzionano i modelli di IA per il linguaggio umano.
Il modello è stato addestrato sul database acustico del Wild Dolphin Project, che comprende decenni di registrazioni di stenelle maculate atlantiche. L’obiettivo? Quello di sempre: svelare le strutture nascoste e i possibili significati nella comunicazione naturale dei delfini.
Linguaggio dei delfini: non solo nome e cognome
Quella che emerge è una visione rivoluzionaria della comunicazione dei delfini. Non si tratta solo di riconoscersi a vicenda o di coordinarsi durante la caccia, ma di un vero e proprio sistema linguistico con elementi condivisi. Un secondo fischio non-signature identificato dai ricercatori sembra avere una funzione interrogativa, prodotto in risposta a situazioni inaspettate o non familiari.
Secondo Jeremy Coller, fondatore della Coller Dolittle Challenge,
“Gli umani condividono questo pianeta con milioni di altre specie, ma per troppo tempo abbiamo parlato solo tra noi. La Coller Dolittle Challenge mira a cambiare questo.”
Una comunicazione multimodale
Ve ne parlavo in questo articolo: i delfini non si limitano alla comunicazione acustica. Recenti studi hanno dimostrato che questi mammiferi marini possiedono anche una sorprendente sensibilità ai campi elettrici, una capacità che arricchisce ulteriormente il loro arsenale sensoriale e comunicativo.
Questa sensibilità elettrica, mediata dai cosiddetti ‘vibrissal crypts’ (piccole aperture sul muso dei delfini), potrebbe integrarsi con il sistema di comunicazione acustica, creando un linguaggio multimodale incredibilmente sofisticato che solo ora stiamo iniziando a decifrare.
Le implicazioni del riconoscimento di un linguaggio dei delfini
Riconoscere che i delfini utilizzano un linguaggio vero e proprio ha profonde implicazioni etiche. Se questi mammiferi marini possono comunicare idee complesse tra loro, potremmo dover riconsiderare profondamente il nostro rapporto con loro e le responsabilità che ne derivano.
Il Coller Dolittle Challenge rappresenta un passo importante in questa direzione. Come spiegato sul sito della fondazione, il premio da 10 milioni di dollari verrà assegnato a chi riuscirà a “decifrare il codice” della comunicazione interspecie. Nel frattempo, premi annuali di 100.000 dollari supportano ricerche promettenti in questo campo.
E ora? Il prossimo passo è parlare con loro
Progetti come CHAT (Cetacean Hearing Augmentation Telemetry), sviluppato in collaborazione con il Georgia Institute of Technology, stanno già esplorando la possibilità di interazioni bidirezionali con i delfini. Questo computer subacqueo è progettato per creare un vocabolario condiviso basato su fischi artificiali associati a oggetti familiari ai delfini.
Nel concreto, come riportato da Trieste All News, lo strumento genera fischi sintetici riferiti a elementi comuni nell’habitat dei delfini, come alghe o erbe marine, con l’intento di “addestrare” gli animali a imitare questi fischi per riferirsi agli elementi in questione.

In un contesto più ampio, questa ricerca si inserisce in un campo in rapida evoluzione. D’altra parte lo sapete benissimo: l’intelligenza artificiale viene già utilizzata per decifrare la comunicazione di altre specie, come le galline: potremmo essere all’inizio di una nuova era nella comunicazione interspecie, non limitata ai soli delfini.
Non c’è più dubbio: la scoperta che i delfini utilizzano un linguaggio con parole condivise è una svolta epocale nella nostra comprensione della comunicazione animale. Non si tratta più solo di riconoscere che questi mammiferi marini sono intelligenti, ma di accettare che possiedono un sistema di comunicazione complesso e strutturato, paragonabile per certi aspetti al linguaggio umano.
In un momento in cui la tecnologia ci permette di superare barriere comunicative che sembravano insormontabili, la possibilità di “parlare” con un’altra specie non è più un sogno irrealizzabile, ma una concreta possibilità che la scienza sta trasformando in realtà, un fischio alla volta.