La settimana scorsa vi ho introdotti al Futur Mobility Competition, interessantissimo premio ai migliori concept legati al trasporto futuro. L’ho fatto con Abacus, un avveniristico “tram” destinato a collegare città e zone rurali della Germania. Le soluzioni fantastiche abbondano, e oggi facciamo un salto in Francia, con un concept ancora più intrigante sviluppato dallo studio di design Unknown Untitled (si, si chiama proprio così).
Si chiama Micro Mobility Shelter, ed è un servizio di scooter sharing pensato per Parigi. Qual è la sua particolarità? È pensato per sfruttare ogni fermata del bus come punti di deposito per gli scooter elettrici. Qual è l’obiettivo? “Combinare il trasporto pubblico e le soluzioni di micromobilità in un progetto coerente per ripulire i marciapiedi e migliorare il modo in cui i veicoli di micromobilità vengono prelevati e restituiti”, si legge nella proposta.
La super fermata del bus
L’idea è quella di una rete fatta di nuove pensiline per bus, sviluppate in modo da “nascondere” in modo ordinato e discreto gli escooter quando sono parcheggiati. E la comodità è quella di poter fermare e consegnare il veicolo in qualsiasi fermata della città: una soluzione che aumenta la flessibilità e riduce i costi.
Inutile dire che tutto passa attraverso la fermata del bus di nuova generazione: un hub dotato di stazioni di ricarica elettrica, e dalla forma ritagliata intorno a quella degli escooter.
Il profilo triangolare della fermata segue esattamente l’angolo dell’attacco del manubrio dei mezzi elettrici, per ottimizzarne gli spazi. La stessa struttura, naturalmente, provvede a fornire anche una comoda seduta per tutti quelli che aspettano di salire sull’autobus.
Una sinergia di design e funzione
Anche gli escooter di questo concept di ride sharing sono pensati per integrarsi perfettamente col progetto (sennò che “System” sarebbe?) Gli scooter sono dotati di tre ruote, due anteriori e una posteriore, per garantire stabilità e sicurezza, e hanno una lunghezza ridotta per avere un ingombro migliore.
I servizi di bike/scooter sharing negli ultimi cinque anni hanno invaso le strade e ingombrato i marciapiedi, a volte creando anche disagi ai pedoni (e certo non migliorando il decoro urbano).
Il boom di aziende che sono entrate nel business ha portato rapidamente a una speculazione che ha invaso di mezzi i centri storici: una situazione che, si nota già in fase embrionale, necessità di una regolamentazione.
Parigi, un laboratorio aperto
La capitale francese è all’avanguardia in tema di micromobilità: il Plan Velo le darà una viabilità a due ruote invidiata in tutta europa, e anche le normative sugli escooter sono state recepite in modo impeccabile.
Ciò non toglie che gli inconvenienti permangano. Ci sono posti auto assegnati agli escooter, programmi di swap battery e nuove stazioni di ricarica, ma non bastano. La crescita è vertiginosa: nel 2030 le auto private saranno drasticamente ridotte da piste ciclabili e divieti di circolazione, e potranno circolare a 30km orari. Bisogna prepararsi a cambiare pelle accogliendo i nuovi mezzi di trasporto, e modificando in parte l’estetica e l’organizzazione degli spazi.
Pensare alla fermata del bus come ad un hub è un’idea già battuta per altri scopi (ad esempio per depurare l’aria o favorire il ripopolamento delle api), ma questa mi sembra la migliore interpretazione in chiave di sinergia tra trasporto pubblico e privato.
Trasformare una fermata, trasformare la rete, trasformare il futuro
Questo hub di ricarica è l’unità di base di una rivoluzione gentile. Una riprogettazione che non stravolgerà l’aspetto dei nostri luoghi. Parigi (come altre città europee) non vedrebbe trasformati i suoi grandi viali, né le sue strette strade medievali.
Semplicemente, con un concept di questo tipo riutilizzerebbe un punto di incontro già esistente per arricchirlo con un sistema di microarchitettura modulare.
È la faccia del futuro che preferisco: verde, versatile, umana.