La morte della Regina Elisabetta II è un fatto epocale, non c’è dubbio. A questo, però, va aggiunto un altro fatto epocale: la “metamorfosi” di Carlo in Carlo III, un principe che diventa Re dopo tantissimo tempo. Se fosse stato un lavoro, avrebbe già superato l’età della pensione.
Sua madre ha vegliato su più di una generazione. È stata una figura chiave per la nazione durante diversi periodi di sconvolgimento, e ha plasmato intorno a sé l’identità nazionale e l’immaginario collettivo. Ha regnato durante la decolonizzazione di vaste aree di Africa e Caraibi, le lotte intestine in Irlanda del Nord, la fine della Guerra Fredda, la crisi finanziaria del 2008, la Brexit, il Covid -19 e altro ancora.
Carlo III è meno popolare sia di sua madre che dei suoi due figli. E difficilmente potrà diventarlo. Ma potrà sicuramente, seppure in meno tempo, lasciare un segno nel mondo, anche indelebile.
Qualche certezza sul futuro del Regno di Carlo III
Dalle cronache possiamo evincere che Carlo III sarà probabilmente un Re più “fastidioso” di sua madre in termini di intervento. Negli ultimi anni ha fatto pressioni sui ministri dei vari governi inglesi con una pletora di richieste (chiamate “Spider Memos”). Dentro si può trovare di tutto: dalla richiesta di più dotazioni alle truppe inglesi in Iraq all’appello sulla pesca del dentice della Patagonia.
Più di tutto, però, Carlo ha premuto sulla questione climatica. E lo ha fatto da tempi non sospetti, fin dagli anni ’90. E non si è fermato: solo lo scorso anno, proprio in scozia, alla conferenza sul clima COP26 l’allora principe avvisava i leader mondiali. Dovete assumere un atteggiamento da guerra per affrontare la minaccia del cambiamento climatico, diceva.
Ironia della sorte, tutti hanno ascoltato solo la prima parte della preposizione: Carlo III inizierà il suo regno in un momento incerto per la Gran Bretagna e il mondo. Il Regno Unito ha lasciato l’Unione Europea e cerca di riaffermare la sua posizione nello scacchiere internazionale all’indomani della Brexit. Un nuovo primo ministro, Liz Truss, è appena entrato in carica tra inflazione, crisi energetica e la guerra in corso in Ucraina.
Le sfide da affrontare
Come detto, Carlo III potrebbe scegliere la battaglia ambientalista come bandiera che renda in qualche modo il Regno Unito una guida mondiale. La monarchia britannica è sempre stata uno strumento di soft power, sia all’interno del paese che all’esterno. È probabile che in decenni di attesa dietro le quinte, l’ex Principe abbia maturato idee molto chiare su come usare la sua influenza.
E potrebbe essere anche uno strumento che garantisce la principale priorità del suo Regno: riorientare la monarchia attorno a questa questione globale sarebbe un modo per l’istituzione di rimanere rilevante e forse anche necessario. Perchè, ci crediate o no, la priorità del nuovo Re è la stessa di sempre. Quale? Assicurarsi che la stessa monarchia sopravviva, oggi più che mai.
Il Regno Unito cerca di riproporsi dopo la Brexit: il governo conservatore ha propagandato un’idea di “Gran Bretagna globale” che riafferma il suo potere e la sua influenza al di fuori dell’Unione Europea. Da qui gli accordi commerciali con il resto del mondo e il forte sostegno all’Ucraina.
In qualità di Capo del Commonwealth (il gruppo di nazioni collegate al Regno Unito attraverso legami sempre più deboli), Carlo III dovrà fronteggiare una più che probabile debacle. I conti con la storia imperiale britannica e il suo coinvolgimento nella tratta degli schiavi si pagano. Alcuni paesi che ancora riconoscono la monarchia, come le Barbados, hanno recentemente deciso di rimuovere Elisabetta dalla carica di capo di stato, e la Giamaica seguirà a ruota. C’è da aspettarsi un atteggiamento molto “affettuoso” e presente del nuovo Re su questi scenari.
God Save The King
Le insidie non riguardano solo i rapporti con l’estero, ad ogni modo. C’è la questione della stessa Gran Bretagna: la monarchia ha tradizionalmente svolto un ruolo nel rafforzare questi legami di “britannicità”, cioè tra Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Finanche la scelta ‘finale’ di una regina morente, che sceglie come ultimo rifugio quello scozzese, è una formidabile, ultima manifestazione di unità.
Tuttavia, la Brexit ha messo a dura prova alcuni dei legami all’interno del Regno Unito. Ha ravvivato, ad esempio, la questione dell’indipendenza scozzese. Ha sollevato questioni difficili per lo status dell’Irlanda del Nord e ha reso la riunificazione dell’Irlanda una possibilità. Anche il Galles vede un crescente sostegno all’indipendenza.
Lo scioglimento del Regno Unito non è imminente, e non lo ritengo probabile durante il regno di Carlo III, ma potrebbe in parte dipendere anche dal suo ruolo. Riuscirà ad essere “unificante” come Elisabetta II?
Mai come oggi, la “britannicità” sarà una questione cruciale. E la capacità della monarchia di cementare un’identità comune tra queste nazioni sarà cruciale. Il “principe” più longevo della Storia deve evitare che il suo paese unito abbia un futuro breve.