Trasformare ranch in foreste rigogliose. Alimentare un intero paese con energie pulite. Traguardi che per molti paesi sono ancora un miraggio, in Costa Rica sono realtà. Questo piccolo stato dell’America Centrale ha compiuto un autentico miracolo verde, diventando il primo paese tropicale a invertire la deforestazione e a generare quasi tutta la sua elettricità da fonti rinnovabili. Il mondo intero vuole carpire il segreto di questa trasformazione.
Vi va una piccola panoramica? Anche per completare il quadro (ci sono anche risvolti meno belli, come le violenze denunciate dai popoli indigeni che si battono per riconquistare le loro terre ancestrali). Facciamo due passi nel cuore di un paese tra lezioni ambientali, sfide e contraddizioni di un modello di sviluppo che promette di conciliare progresso e natura.
Un paese che ha invertito la rotta della deforestazione
Il Costa Rica ha raggiunto un traguardo che sembrava impossibile: invertire la tendenza alla deforestazione che per decenni aveva divorato le sue foreste. Questo risultato è frutto di politiche lungimiranti e di un impegno costante per la tutela dell’ambiente. Negli anni ’80, il paese aveva perso gran parte della sua copertura forestale a causa dell’espansione dell’agricoltura e dell’allevamento. Grazie a una serie di misure, come l’istituzione di aree protette e gli incentivi per la riforestazione, il Costa Rica è riuscito a far risorgere le sue foreste.
Oggi, circa il 60% del territorio del paese è ricoperto da foreste, rispetto al 21% degli anni ’80. Un esempio emblematico di questa trasformazione è l’Area de Conservación Guanacaste (ACG), un’area protetta di 163.000 ettari dove le foreste hanno riconquistato i terreni agricoli. Come raccontano gli ecologi Daniel Janzen e Winnie Hallwachs, che hanno dedicato decenni della loro vita a questo progetto, il recupero delle foreste è stato possibile grazie all’impegno di tutta la comunità locale.
L’elettricità viene quasi tutta da rinnovabili
Come detto, il Costa Rica non si è limitato a ripristinare le sue foreste. Ha anche compiuto una vera e propria rivoluzione energetica, arrivando a produrre quasi il 100% della sua elettricità da fonti rinnovabili. Questo risultato è stato possibile grazie a un mix di fonti pulite, tra cui l’idroelettrico, il geotermico, l’eolico e il solare.
Il paese ha sfruttato la sua abbondanza di risorse naturali, come i fiumi e i vulcani, per generare energia pulita. Ma ha anche investito in infrastrutture e tecnologie all’avanguardia, come le dighe e le centrali geotermiche. Oggi, il Costa Rica è un modello di sostenibilità energetica per il mondo intero: un caso forse raro, ma non unico. E un messaggio: è possibile soddisfare il fabbisogno di un’intera nazione senza ricorrere ai combustibili fossili. Se non in tutto, in buona parte.
Bene, visti e considerati questi elementi, viene quasi da chiedersi: di questa medaglia ci sono rovesci? La risposta che darei, da ignorante è: inevitabilmente. E in effetti…
Il segreto
Il cammino verso la sostenibilità non è privo di ostacoli. Il cambiamento climatico sta rendendo le stagioni sempre più imprevedibili, mettendo sempre a rischio i delicati equilibri delle foreste e delle fonti di energia rinnovabile. Le piogge intense e le siccità prolungate possono compromettere la produzione di energia idroelettrica. Gli incendi e le temperature estreme minacciano la salute delle foreste.
Ancora: i popoli indigeni del Costa Rica, che da secoli custodiscono le foreste, si trovano a fronteggiare nuove minacce. Leader come Doris Ríos, una rappresentante della comunità Cabécar, denunciano le violenze subite da parte di chi cerca di ostacolare le loro campagne per riconquistare e riforestare i territori ancestrali. Questi conflitti evidenziano le contraddizioni di un modello di sviluppo che, pur promuovendo la sostenibilità, fatica a garantire i diritti delle popolazioni native. Questo sempre per ricordare che non è mai tutto oro quello che luccica.
A scuola di futuro sostenibile
Nonostante queste sfide, l’esperienza del Costa Rica offre preziose lezioni per il resto del mondo. Dimostra che è possibile conciliare lo sviluppo economico con la tutela dell’ambiente, investendo in politiche lungimiranti e in tecnologie pulite. Insegna l’importanza di coinvolgere le comunità locali nella gestione delle risorse naturali, valorizzando il loro sapere tradizionale.
Soprattutto, lo stato “più felice del mondo” ci ricorda che la transizione ecologica è un percorso complesso, fatto di successi e di contraddizioni, che richiede un impegno costante e una visione a lungo termine. Chi altro ha questo sguardo?
