La visione dello scienziato informatico Charlie Catlett è sempre andata oltre i limiti del momento. Nel 2012, quando lavorava con l’Agenzia per la protezione ambientale USA per valutare gli effetti dell’inquinamento sui residenti, aveva un problema: pochi dati dai sensori ambientali.
In tutta la città di Chicago c’erano solo 12 sensori per la qualità dell’aria.
Eppure, il momento di realizzare i suoi progetti era vicino: la città stava per installare 300.000 nuovi lampioni. Fu in quel momento che le idee di Catlett presero forma: lo scienziato sognava una grande rete di sensori in grado di misurare qualsiasi cosa, dal calore all’inquinamento acustico.
Città cablata, cittadinanza studiata
Da allora, l’iniziativa “Array of Things” di Catlett ha riunito scienziati, residenti ed enti governativi per rivoluzionare il rilevamento urbano di precisione. Nei 7 anni che separano quel 2012 dal 2019, altri 140 “nodi” di questa rete hanno preso posto nei lampioni di Chicago.
Dentro c’è di tutto: telecamere, microfoni, sensori di umidità e vibrazioni, di campi magnetici, di temperatura, di inquinamento e di pressione barometrica.
Non è tutto: ogni nodo dell’array of Things è dotato di un’unità di elaborazione grafica (o GPU) Nvidia per eseguire sul campo calcoli sulle immagini e inviare in cloud i dati elaborati. Come può finire? Questa cosa può diventare molto più distopica di quanto noi riusciamo a immaginare ma se chiedete a Catlett, che si dice un difensore della privacy, se limitiamo i sensori alla “diagnostica urbana” il risultato è fantastico.
Cosa “vedono” i sensori urbani
I dati di questa “rete urbana” sono stati analizzati da decine e decine di studi. Hanno permesso di valutare la sicurezza dei passaggi a livello, monitorare l’utilizzo delle strisce pedonali e rilevare le inondazioni lungo il fiume Chicago.
L’Istituto di ricerche sociali dell’Università del Michigan ha usato i dati ambientali dei sensori per uno studio sulla salute pubblica, trovando tassi di asma più elevati nei luoghi in cui i sensori hanno rilevato un maggiore inquinamento atmosferico.
L’anno scorso, lo stesso Catlett ha collaborato con Microsoft Research per installare 115 sensori di qualità dell’aria a basso costo alimentati a energia solare sulle pensiline degli autobus. I risultati hanno mostrato punti caldi di inquinamento vicino ai corridoi industriali sui lati sud e ovest di Chicago con una risoluzione senza precedenti (qui il report). I gruppi ambientalisti e comunitari stanno ora facendo pressioni sulle autorità cittadine affinché apporti cambiamenti politici.
Il team prevede di espandersi a migliaia di nodi di qualità dell’aria nei prossimi anni.
Come “vedete” il futuro?
I progetti di Catlett stanno entrando in una fase cruciale. Entro fine anno altri 50 nodi di nuova generazione ne sostituiranno altrettanti. Decine di nodi sono stati installati in tutta la California per rilevare incendi e analizzare i cambiamenti climatici. L’Oregon ne vuole 100 per rilevare i terremoti. La National Science Foundation ne vuole 80.
Lentamente, il concetto di “fitness tracker urbano” sta diventato globale, giusto in tempo per studiare il nostro mondo in evoluzione. Compresi noi, i suoi abitanti, chissà in che modo.